Diario
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Prevedere.

Mentre ieri sera con alcuni colleghi mi accingevo a scrivere il progetto che creerà il primo circuito di sale cinematografiche (di qualità) regionale italiano, scopro che il produttore Riccardo Tozzi aveva scritto questo intervento apparso su “Il Messaggero” del 30.04.2009. Questo significa pre/vedere, vedere prima di altri. E mi conforta, perché da un po’ penso che noi qui, in questo nostro avamposto di qualità umana, professionale e progettuale ch’è l’Apulia Film Commission, arriviamo prima sulle cose.

Ecco:

di RICCARDO TOZZI*
SULLA rinascita del cinema italiano, che si e’ dispiegata nel corso degli anni duemila e che ha portato il numero annuo dei nostri spettatori da 10 a 30 milioni, incombe una minaccia mortale. Un pericolo in atto e che ha già arrecato danni gravi. E’ la progressiva rarefazione (o addirittura scomparsa) delle sale cinematografiche nei centri urbani. Nel corso dell’ultimo triennio la quota di mercato delle multiplex (prevalentemente periferiche) sul totale del mercato delle sale e’ salita dal 40 al 60%. Non si e’ trattato di un affiancamento alle preesistenti sale urbane, ma di una sostituzione.
Le multiplex, per il tipo di comportamento che implicano (spostamento in macchina per percorsi relativamente lunghi) e per caratteristiche ambientali (chiasso, affollamento etc.), attirano il pubblico giovane e non quello adulto. La sostituzione delle sale urbane con le multiplex equivale ad una sostituzione di pubblico: giovani al posto degli adulti. Poiche’ il cinema italiano (come quello europeo e quello americano indipendente) ha prevalentemente pubblico adulto, questo processo trasferisce pubblico al cinema di genere giovanile, prevalentemente americano.
Affermazioni queste che andrebbero certo temperate con una serie di distinguo, ma hanno una significativa validita’ generale. Se si comparano i risultati di film italiani usciti due/tre anni fa con quelli usciti in questi mesi, si vede che gli incassi nelle sale urbane sono gli stessi. Ma essendo le sale urbane diminuite del 25/30%, gli incassi totali attuali sono inferiori a quelli passati della stessa misura. Un film che due anni fa incassava sei milioni, oggi ne incasserebbe quattro. Se lasciamo le cose alla tendenza, domani ne incasserebbe due o piuttosto non verrebbe piu’ prodotto. Come conseguenza gia’ quest’anno la crescita del pubblico del cinema italiano si interrompera’: e’ del tutto probabile che la nostra quota di mercato scenda sensibilmente sotto il 30%.
Naturalmente, cio’ non significa che lo sviluppo delle multiplex sia in se’ un male. Tutt’altro: la crescita di questo circuito e’ stata ed e’ un elemento di modernizzazione essenziale per il nostro esercizio, e l’attrazione che esercita sul pubblico piu’ giovane ha riportato al cinema una generazione nuova. E’ male che non si agisca per riqualificare e potenziare il circuito urbano, nella provincia (da dove e’ sparito) e nelle grandi citta’ (dove e’ in crisi). Dico riqualificare e non conservare: le sale urbane possono vivere e prosperare solo se si modernizzano e si adeguano ad un consumo piu’ sofisticato. Siamo di fronte a una svolta. Per salvare il cinema italiano e piu’ in generale il cinema di qualità, occorre produrre un grande sforzo di progetto, di finanziamento e di iniziativa imprenditoriale. Le regioni le province e i comuni sono, su questo tema, gli interlocutori decisivi dell’industria. Forse anche cogliendo l’occasione della digitalizzazione ormai prossima, bisogna lanciare un piano di incentivi che orienti decisamente alla riapertura e alla riqualificazione del circuito di sale dei centri urbani grandi e piccoli. Solo cosi’ potremo avere la possibilita’ di raggiungere tutti i pubblici e salvaguardare la diversificazione della produzione e del consumo, che e’ la principale garanzia della qualita’ e della liberta’ di scelta.
* Presiedente Unione Produttori Italiani

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